Con la legge di stabilità del 2016 sono stati introdotti i PIR, ovvero dei piani di investimento che, rispettate alcune regole previste dalla normativa, permettono una completa detassazione (capital gain, dividendi, successione e donazione).
L’obiettivo principale è quello di catalizzare il risparmio degli investitori verso realtà piccole e medie italiane. I PIR esistono già all’estero, soprattutto in Gran Bretagna e Francia. Le stime di crescita del settore prevedevano di raggiungere i 18 miliardi entro il 2021. Secondo le analisi dei risultati della raccolta di questi primi mesi, la stima potrebbe essere conservativa.
Quali sono le regole da rispettare?
– Limitato alle persone fisiche;
– Ogni persona può possedere al massimo un PIR.
– Limiti massimi di investimento annuo e totale.
– Focus di investimento (obbligazionario o azionario) sulle società italiane;
– Il 21 % del totale deve essere necessariamente in Small e Mid Cap italiane.
– Rispetto delle regole per almeno 5 anni.
– Un cambio di allocazione deve essere effettuato in un periodo di 90 giorni.
Quali sono i problemi attuali?
I PIR sono dei “pacchetti” in cui inserire strumenti adatti a rispettare i vincoli. In linea teorica possono non essere dei fondi. In pratica esistono ancora forti difficoltà nell’apertura di un conto titoli separato che consenta di usufruire delle agevolazioni. L’unica possibilità, al momento, di usufruire delle agevolazioni è quella di comprare un fondo comune PIR compliant. Le banche non permettono l’acquisto (con godimento delle agevolazioni fiscali) di tutti i fondi PIR in circolazione.